Grazie a quest’indagine è possibile valutare la presenza di placche aterosclerotiche, che possono causare restringimento ovvero occlusione dei vasi sanguigni. In ambito neurologico, tale condizione clinica viene definita malattia cerebrovascolare ischemica, che vuol dire ridotto apporto di sangue in una zona del cervello che può essere sia di tipo transitorio (TIA) che permanente (ICTUS CEREBRALE).

Lo studio permette di individuare la sede della patologia, la percentuale di restringimento vasale e l’alterazione di flusso associata, oltre a stabilire il rischio di insorgenza in soggetti sintomatici e asintomatici.

Le arterie possono andare incontro a una patologia che prende il nome di aterosclerosi, caratterizzata da alterazioni della parete vasale, che perde elasticità a causa dell’accumulo di calcio, colesterolo, cellule infiammatorie e materiale fibrotico, con la proliferazione di cellule che porta alla formazione delle cosiddette placche.

Tali alterazioni, determinano un restringimento progressivo dei vasi sanguigni con conseguente diminuzione dell’apporto ematico, fino all’ostruzione che può manifestarsi in maniera improvvisa.

L’esame può essere necessario per l’inquadramento di un paziente a seguito di un evento cerebro-vascolare ischemico (paziente sintomatico) e per il monitoraggio di pazienti asintomatici con fattori di rischio cardiovascolare, cioè soggetti che soffrono di ipertensione arteriosa, diabete mellito, dislipidemia, obesità, ecc.

Inoltre è raccomandato in pazienti con:

• Patologia cardiaca coronarica;
• familiarità per eventi ischemici cerebrali o cardiaci
• fumatori e ex-fumatori;
• Pazienti che devono sottoporsi a inteventi di chirurgia vascolare maggiore;
• Pazienti sottoposti a radioterapia del collo.

In caso di riscontro di placche aterosclerotiche, si potrà decidere di intraprendere una terapia farmacologica ovvero un trattamento invasivo endovascolare o chirurgico.

Le strategie di prevenzione dell’ictus sono più efficaci se vengono attuate quando l’ictus non si è ancora manifestato ossia in soggetti “che stanno bene”.

1. Non fumare: Smettere di fumare riduce il rischio di ictus
   
   
2. Praticare attività fisica e sportiva: Praticare quotidianamente attività fisica moderata, ad esempio camminare con passo spedito per 30 minuti al giorno per la maggior parte dei giorni della settimana
   
   
3. Controllare il peso corporeo: Evitare l’aumento ponderale con misure dietetiche ed attività fisica. Nei soggetti in sovrappeso la riduzione del peso corporeo ha effetti positivi sulla pressione arteriosa e sui grassi nel sangue
   
   
4. Limitare il consumo di alcolici: Evitare un eccessiva assunzione di alcol. 
   
   
5. Correggere l’alimentazione: Ridurre il consumo di grassi e condimenti di origine animale, aumentare il consumo di pesce quale fonte di grassi polinsaturi, aumentare il consumo di frutta, verdura, cereali integrali e legumi quale fonte di vitamine e antiossidanti
   
   
6. Limitare il sale nella dieta:Viene consigliato di limitare l’assunzione di sale nella dieta a meno di 6 grammi. Tale obiettivo si raggiunge evitando cibi ad alto contenuto di sale e non aggiungendo sale a tavola. 
   
   
7. Controllare la pressione arteriosa: Nei soggetti con ipertensione arteriosa, qualora le modificazioni alimentari e dello stile di vita non siano sufficienti, è indicato il ricorso ai farmaci antipertensivi. I valori consigliati sono inferiori a 140/90 mmHge di 130/80 mmHg nei diabetici
   
   
8. Controllare la glicemia: Eseguire periodici controlli della glicemia per diagnosticare precocemente la presenza di diabete. 
   
   
9. Attenzione alla fibrillazione atriale: Per prevenire l’ictus nei soggetti confibrillazione atriale è indicata l’assunzione di farmaci anticoagulanti nei pazienti di età superiore ai 65 anni e in quelli che hanno già avuto un ictus ischemico cerebrale.